Progetti di comunicazione

Oltheatre al De Sica

Dovete sapere che, a un certo punto del tempo e dello spazio, qualcuno si è preso la briga di raccogliere ventiquattromila settecentosessantasei mattoni e di costruirci un teatro.

Naturalmente la collocazione di questo teatro corrisponde a delle coordinate rintracciabili su qualsiasi mappa ma noi, per amor di licenza poetica, ci limiteremo a informare che chi lo ha costruito aveva deciso di farlo tra poche cascine accomunate dalla volontà di diventar paese.

Va detto ora che, nonostante il gran numero di mattoni impiegati -che nel lettore attento farà di certo intuire la presenza di una grande sala con tante poltrone rosse e di un bel palco di legno caldo- per molti anni quasi nessuno si era accorto della sua presenza… né i funzionari del comune incaricati di prendersene cura né, tantomeno, gli indaffarati cittadini di questo paese.

E si che il povero Teatro si dava un gran daffare per attirare l’attenzione!

Finché un bel giorno, come alla fine sempre accade a chi non molla il colpo, qualcuno finalmente si accorse di lui.

Era, questo qualcuno, un’allegra banda di pirati alla ricerca di un palcoscenico per mettere in scena le sue mille e più avventure e che, imbattendosi nel nostro Teatro, non aveva potuto fare a meno di innamorarsene perdutamente.

Chiamati il Sindaco e l’Assessore (i quali, per una fortuita coincidenza, erano proprio alla ricerca di qualcuno a cui affidarlo) dopo le molte firme di carte, scartoffie e incartamenti e le immancabili strette di mano per consacrare l’accordo come fanno i grandi, in un bel giorno di primavera la banda aveva finalmente preso sotto la propria custodia il Teatro.

Non venne perduto nemmeno un grammo di tempo: i pirati lo ripulirono, lo aggiustarono lo sistemarono. Cambiarono l’imbottitura delle poltrone, ritinteggiarono le pareti, ricavarono lo spazio per un bel bar accogliente. Cercarono gente che li aiutasse, e decisero di dedicare parte del loro tempo alla formazione di altri coraggiosi intenzionati a divenire pirati.

Si preoccuparono anche di trovare qualcuno che li aiutasse a incuriosire le persone delle storie che presto avrebbero preso vita sul loro palcoscenico, quel tanto che basta da decidere di non volersi perdere lo spettacolo…

...E alla fine, dopo mesi e mesi di lavoro febbrile, con un rullo di tamburo il Teatro venne finalmente riconsegnato al suo pubblico...